Accessibilità dei Siti Web

Chi è Obbligato per Legge e Chi No (Sfatiamo i Falsi Miti)

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Welfor Web

5.08.2025

Lettura: 3 Minuti

Negli ultimi anni, il tema dell’accessibilità dei siti web è diventato sempre più centrale, soprattutto in un contesto in cui la digitalizzazione coinvolge tutti gli ambiti della vita quotidiana, dal lavoro ai servizi pubblici. Ma esiste ancora molta confusione su chi sia effettivamente obbligato a rendere il proprio sito accessibile secondo la legge. In questo articolo faremo chiarezza su:

  • Chi ha l’obbligo legale di avere un sito web accessibile

  • Chi non ha questo obbligo

  • I falsi miti più diffusi

  • Le conseguenze (reali) in caso di inadempienza

Cosa si intende per sito "accessibile"?

Un sito accessibile è un sito progettato e sviluppato per essere fruibile da tutti gli utenti, comprese le persone con disabilità visive, uditive, motorie o cognitive. Ciò significa che i contenuti devono essere facilmente navigabili, leggibili e utilizzabili da chi usa tecnologie assistive (es. screen reader, tastiere alternative).

L’accessibilità è regolata da normative nazionali e internazionali, tra cui:

  • Le WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), create dal W3C

  • Il Regolamento Europeo sull’accessibilità (Direttiva UE 2016/2102)

  • La Legge Stanca in Italia (Legge n. 4/2004 e successive modifiche)

Chi è obbligato ad avere un sito accessibile?

1. Pubbliche Amministrazioni (PA)

Le PA sono sempre obbligate a garantire l’accessibilità dei propri siti web, portali e app. Questo vale per:

  • Comuni, regioni, province

  • Ministeri e agenzie pubbliche

  • Scuole, università, ospedali pubblici

  • Camere di commercio, INPS, INAIL, ecc.

La normativa italiana e quella europea impongono standard ben precisi, con sanzioni in caso di mancato rispetto.

2. Enti pubblici economici e società controllate

Sono obbligate anche le società partecipate dallo Stato o dagli enti pubblici, come:

  • Aziende municipalizzate

  • Società di trasporto pubblico locale

  • Multiutility per acqua, rifiuti, energia

3. Organizzazioni no-profit che ricevono fondi pubblici

Anche gli enti del Terzo Settore, se ricevono contributi pubblici, devono adeguare i propri siti web e app. L’obbligo non vale per tutte le associazioni, ma solo per quelle beneficiarie di fondi pubblici strutturali.

4. Scuole e università private che ricevono fondi pubblici

Come per gli enti no-profit, anche le scuole e università private che ricevono contributi pubblici devono rispettare le norme sull’accessibilità.

5. Aziende che gestiscono servizi digitali per la PA

Le aziende che realizzano o gestiscono siti, portali, app o software per enti pubblici sono tenute a rispettare gli standard di accessibilità per i prodotti sviluppati.

Chi NON è obbligato ad avere un sito accessibile (ma attenzione!)

1. Professionisti e liberi professionisti

Avvocati, architetti, psicologi, commercialisti, coach, formatori… non hanno obbligo legale di rendere accessibile il proprio sito, se non operano per conto di enti pubblici o non ricevono fondi pubblici.

👉 Falso mito: “Ogni sito web in Italia deve essere a norma per l’accessibilità”.
La verità: Se sei un professionista privato, non hai obbligo normativo.

2. Piccole imprese e PMI private

Le microimprese, le ditte individuali, i negozi online e le PMI non sono obbligate a rendere il proprio sito accessibile, a meno che:

  • Non forniscano servizi digitali per la PA

  • Non ricevano fondi pubblici strutturali

  • Non abbiano obblighi specifici derivanti da bandi o gare pubbliche

3. Artigiani, commercianti, freelance

Il sito vetrina di un parrucchiere, la landing page di un copywriter o il blog di un fotografo non rientrano tra i soggetti obbligati a rispettare le linee guida WCAG. In questo caso, l’accessibilità è una scelta, non un obbligo.

4. Associazioni e ONLUS che non ricevono fondi pubblici

Le associazioni di volontariato o culturali non obbligate, a meno che non partecipino a bandi pubblici o ricevano finanziamenti da enti statali, regionali o europei.

Falsi miti sull'accessibilità dei siti web

Vediamo ora alcuni falsi miti comuni che generano confusione.

Mito 1: “Tutti i siti devono essere a norma per l’accessibilità, altrimenti arrivano le multe!”

Falso. Solo le categorie elencate sopra hanno obbligo legale. Le sanzioni previste si applicano solo a chi rientra nei soggetti obbligati. Chi è nel settore privato, senza rapporti con la PA, non rischia multe per inaccessibilità del sito.

Mito 2: “Se il mio sito ha l’accessibilità è più visibile su Google”

✅ In parte vero, ma non è l’accessibilità legale che fa indicizzare meglio il sito, bensì una buona struttura semantica e una corretta gerarchia dei contenuti. Un sito accessibile può aiutare l’usabilità, ma non è un fattore diretto di ranking SEO secondo Google.

Mito 3: “Un sito accessibile è brutto o limitato”

✅ Falso. L’accessibilità non limita il design, anzi: migliora la chiarezza, la navigazione e l’esperienza utente. Un buon sito accessibile è anche esteticamente curato. Dipende tutto dal modo in cui viene progettato.

Mito 4: “Se metto un plugin di accessibilità, sono a norma”

✅ Falso. I plugin (come i widget di accessibilità automatica) non garantiscono il rispetto delle linee guida WCAG e non proteggono legalmente in caso di verifica. L’accessibilità deve essere strutturale, non “aggiunta” a posteriori.

Perché conviene rendere un sito accessibile, anche se non sei obbligato

Anche se non hai l’obbligo legale, ci sono ottime ragioni strategiche per rendere il tuo sito più accessibile:

Più utenti potenziali

Oltre 1 miliardo di persone nel mondo vive con una disabilità. Un sito accessibile raggiunge più pubblico e aumenta l’inclusività.

Migliora l’usabilità per tutti

Un sito accessibile è anche più chiaro e facile da usare per tutti gli utenti: più leggibile, più veloce, più comprensibile.

Contribuisce all’etica e alla reputazione

Rendere il proprio sito accessibile dimostra responsabilità sociale e attenzione verso tutti, rafforzando l’immagine del brand.

Anticipa future normative

Le normative europee tendono a estendere sempre più gli obblighi di accessibilità anche alle aziende private. Anticipare oggi significa evitare corse dell’ultimo minuto domani.

Cosa succede se un soggetto obbligato non rispetta l’accessibilità?

In Italia, l’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale) è l’organo preposto al monitoraggio dell’accessibilità dei siti pubblici. Le conseguenze per chi non si adegua possono essere:

  • Segnalazioni da parte degli utenti

  • Controlli e audit da parte dell’AGID

  • Obbligo di adeguamento entro un termine

  • In alcuni casi, sanzioni amministrative

In Europa, la Direttiva sull’accessibilità prevede ispezioni regolari e sanzioni a livello nazionale per le inadempienze.

Come capire se il tuo sito deve essere accessibile

Puoi chiederti:

  1. Il mio sito rappresenta una PA o un ente pubblico?

  2. Ricevo fondi pubblici per la mia attività?

  3. Il mio sito è parte di un servizio digitale per una PA o scuola pubblica?

  4. Gestisco un’app mobile per una pubblica amministrazione?

  5. Partecipo a bandi pubblici o a gare d’appalto?

Se almeno una risposta è sì, hai obbligo di legge.
Se tutte le risposte sono no, non hai obbligo, ma puoi comunque valutare un’adeguata accessibilità per etica e strategia.

Conclusione

L’accessibilità web non è un obbligo per tutti, ma è un valore per molti. È fondamentale distinguere tra ciò che la legge impone e ciò che è etico, inclusivo e utile anche in ottica di business. Sfatiamo i miti e facciamo scelte consapevoli: se sei un privato, libero professionista o una PMI non obbligata, non sei “fuori norma” se non adegui il tuo sito. Ma puoi fare comunque un passo verso un web più aperto e accessibile a tutti

E sopratutto non farti ingannare da sedicenti professionisti sui social.

DISCLAIMER

Le informazioni contenute in questo articolo hanno scopo informativo e divulgativo e non costituiscono consulenza legale. L’interpretazione delle normative può variare in base al contesto specifico, alle modifiche legislative e alle prassi degli enti competenti. Per valutare l’obbligatorietà dell’accessibilità in casi particolari, si consiglia di consultare un professionista legale o un esperto in materia di accessibilità digitale. L’autore declina ogni responsabilità per eventuali errori, omissioni o interpretazioni errate derivanti dall’uso delle informazioni qui riportate.

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